Cosa si intende per “ritmo della vita“? Io ho questa idea…
Immaginati ad occhi chiusi, avvolto in un liquido caldo e dondolante. Quello che percepisci è un ritmo, costante, sempre presente: tum tum – tum tum – tum tum…
Ogni tanto ne arriva un altro: pum pum – pum pum – pum pum…più grave, più pesante…il pum di un passo che percorre il mondo.
Gorgoglii, cascate, trombette, rumori strani e poi lei, quella voce, quella che riconoscerai in mezzo a mille per il resto della vita, sta parlando di te, ora canta per te. E’ un canto che ti entra nel corpo, ti avvolge e ti protegge. Ci sono altri suoni che attraversano il tuo involucro e arrivano come massaggi sulla tua pelle delicata e sulle tue piccole ossa.
A volte ci sono rumori bruschi che ti spaventano, altre volte suoni delicati ma decisi, che entrano dentro di te e ti fanno vibrare, muovere, stirare!
Poi, ad un certo punto, qualcosa ti fa muovere e in fretta e furia cambi ambiente! Quanta luce, che succede? Dov’è il mio riparo? Dove sono tutti i suoni che sentivo sul mio corpo? Cos’è questo improvviso silenzio?
Avete capito di cosa sto parlando? Ecco cosa abbiamo vissuto tutti quanti nei nove mesi di gravidanza nel grembo materno: ritmo e suoni sul nostro corpo, sulla nostra pelle.
Se ci pensate, l’orecchio si forma al quinto mese ed è il primo organo totalmente formato del feto, ma il bimbo ascolta già da prima.
Si, perché ascoltare non significa solo udire con l’orecchio. Ascoltare coinvolge tutto il corpo, le onde vibratorie dei suoni vibrano in noi appena vengono in contatto con le nostre casse di risonanza.
I bambini sono ancora molto legati alle sensazioni del grembo materno, nascono con questo bagaglio di conoscenze, nascono con il ritmo impresso nel corpo, incorporato. Sanno ascoltare con tutto se stessi.
Ecco perché giocare con i suoni per loro è così naturale! Siamo noi adulti che crescendo ci siamo dimenticati di saper ascoltare, cantare e ballare a ritmo. Ma loro no, loro se lo ricordano bene, ricordano ancora il grembo materno e i suoi suoni, e lo dimostrano ad ogni gioco musicale gli si propone.
Il mio compito quindi quale sarà?
Offrire delle opportunità, mettere a disposizione strumenti e lasciare spazio alla loro creatività, al loro tempo e al loro gioco. Guidarli, senza forzarli, prenderli per mano e scoprire con loro questo mondo di suoni, di ritmi e giochi che si possono creare con il corpo e con gli oggetti. La parola Gioco ha la stessa radice della parola Gioia. Immergersi nel gioco con loro significa divertirsi con loro, scherzare, ascoltare, ammettere i propri errori e lasciare la mente aperta alla scoperta di nuovi modi possibili di suonare, ballare, correre, saltare!
Nel mio lavoro con questi piccoli maestri cerco sempre di tenere in mente queste parole:
“E’ vero maestro non colui che ti dice qual è la strada da percorrere, ma colui che ti apre gli occhi e ti fa vedere le tante strade sulle quali tu puoi liberamente inoltrarti”*
*Gianfranco Zavalloni