Le parole non sono codici convenzionali. Sono nate dall’uomo in ascolto del mondo. Descrivono ciò che rappresentano, ne evocano il significato tramite il suono.
Perché non provare ad insegnare ai bambini a leggere partendo da questo punto di vista? Certo, il percorso è più complesso e lungo forse ma è lo stesso percorso che fece l’uomo nella storia. Riuscirebbe a riempire di significato fonemi privi di significato.
Abbiamo tolto la musica dalle parole e insegniamo ai bambini formule per unire fonemi “privi di significato”. Tante sillabe fanno una parola. La parole è solo un insieme di sillabe. Ne siamo sicuri?
Non riusciamo più a sentire che la parola ha un ritmo, ha accenti, ed è una totalità, non tanti frammenti posti insieme senza senso? Cosa ci ha staccato dal mondo del suono per confinarci nel solo mondo della vista?
Ritrovo queste riflessioni in un libro: “La poesia salva la vita” di Donatella Bisutti.
Vi riporto le sue riflessioni per poter riflettere sul mondo della parola e del suo legame con il suono e la musica.
p.s. Riflettere significa “volgere indietro”, rinviare, da parte di una superficie, un flusso di energia che la colpisce. Dunque, colpiti da questi nuovi pensieri sulla parola, siamo pronti a tornare indietro? 😉
“…anche le parole possono diventare oggetti. Non avere solo un significato, ma anche una forma, un colore, e magari anche un sapore o un modo di muoversi. Possono essere luminose o buie, lente o rapide.
Una parola come “raffica”, per esempio, è veloce e turbina, come un colpo di vento improvviso. E da cosa dipende? Da quelle f che soffiano.
Una parola come “chiara” è luminosa, per via di quella a che si spalancano ad accogliere la luce.
Una parola come “scuro” ha invece una u stretta in cui l’oscurità si insinua come in un vicolo dove non batte mai il sole.
E “buio”, che oltre alla u ha una i rapida, è una parola che scivola via, proprio come un’ombra nel buio di quel vicolo, fino a sparire nel cerchio di quella o che la chiude in fondo.
Così ci sono parole veloci o lente, leggere o pesanti, tenere o aspre, carezzevoli o taglienti. Ci sono anche parole morbide o ruvide, lucide o opache, rigide o agili, scattanti o pigre. Questo succede se facciamo attenzione solo al loro suono, senza tener conto del significato.
Per via del loro suono, dunque, le parole possono essere usate come se fossero strumenti musicali, o pennelli, o un paio di mani, o la superficie della nostra pelle. Ce ne possiamo servire così come ci serviamo dei nostri cinque sensi, perfino usarle come una naso o come una lingua e passare così da una linguaParola a una parolaLingua: dove nasce infatti il linguaggio, prima di diventare scrittura, se non sulla punta della nostra lingua?
Ci sono parole “grasse”, che sono piene di o, e parole “magre” che sono piene di i. Parole “molli”, piene di l, p e a, e parole “dure”, piene di t, r e c. Parole “veloci”, con tante zz, s, tr e parole “lente”, piene di gn e nt.
Ma quello che è più strano è che le parole grasse indicano proprio un oggetto di forma rotonda o rotondeggiante quelle magra cose per lo più sottili e lunghe, quelle molli oggetti di una certa morbidezza, delicatezza o fragilità, e così via.
Scopriamo così che il suono può descrivere il significato di una parola. Per esempio il verbo “sballottare”: quella o, presa in mezzo fra le due l e le due t, non sembra di vederla andare su e giù, sobbalzare irregolarmente, come una palla fra due onde contrarie che la sospingono prima in un senso e poi in un altro?
E “stuzzicare” non sembra qualcosa che punge, per via di quelle due z e di quella i sottile? zz come una zanzara che da noia.
Mentre “arrabattarsi”, con quelle r e quelle t violente e faticose, non descrive bene qualcuno o qualcosa che è costretto con pena a volgersi e a sbattere qua e la?
Se prendiamo una parola come “raccattapalle”, la velocità con cui essa viene pronunciata, per via di tutte quelle c, quelle t e quelle l, non fa “sentire” i colpi veloci della palla che rimbalza sul campo da tennis?
[…]Prendiamo per esempio la parola “farfalla”. Ci sono dentro quelle due f che sono un pò come due ali che la sostengono: e non sembra che tutta la parola voli proprio come una farfalla, alzandosi e abbassandosi un pò irregolarmente tra la prima f e la seconda f e battendo velocemente le ali per via di quelle due l?”